Uno degli angoli di mondo più alla portata di tutti e quindi più imperscrutabile, è l’oscuro sottobosco dell’happy hour.
Noi che l’abbiam visitato più e più volte, abbiamo pensato di far cosa gradita ai nostri lettori segnalando qualche trucco per sopravvivere in esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura!
10 impercettibili segnali a cui noi tendiamo a fare attenzione:
1. Maionese come se piovesse
Notiziona: la maionese non piove. La si mette, di solito volontariamente, per dare nuova vita a vegetali tristi, a insalate stanche di esistere, a patate che han visto tutto o quasi. Niente di male, per carità: anche il cibo malinconico ha diritto di vivere, ma sappiate che farà partecipe il vostro stomaco dei suoi tormenti esistenziali.
2. Festival del gratin
Altra notiziona. La festa nazionale del gratin non esiste, e chi vi indugia, non ha tanto una missione patriottica, quanto piuttosto una missione estetica: il restyling di paste e verdure fuori moda da rendere trendy con un tocco di haute couture. Un tulle di bechamel, un velo di fromage, un coup de four… et voilà: altro che la fata turchina!
3. Assaggini minuscoli
Piattoni e piattini allegramente mescolati sul tavolo del buffet? Beh, può darsi che siano anche dei preziosi assaggi di caviale Beluga o di ostriche Belon, ma più facilmente potrebbe trattarsi degli ultimi sgoccioli di un vassoio un tempo gigante, con cui i curatori del buffet hanno stretto una intensa relazione sentimentale e da cui giustamente faticano a separarsi. E chi siamo noi per spezzare questo idillio?
4. Pasta pasta pasta. E pure scotta.
L’happy hour patriottico, in pieno ossequio alla tradizione italiana, è tutto teso a non farci mancare la pasta, in caso nelle poche ore che separano la pausa pranzo dall’aperitivo un’improvvisa carestia l’avesse fatta sparire dalla circolazione. I soliti malpensanti – segnaliamo solo per completezza dell’informazione – sostengono che costi poco e si ricicli con facilità, e i soliti incontentabili ribadiscono che la trovano spesso scotta, sospettano uno o più passaggi al microonde.
5. Scent of ferment.
Probabilmente da qualche parte nel mondo c’è una tecnica gastronomica che prevede la preparazione di un piatto e la sua espozione all’aria per almeno una settimana affinchè, fermentando, acquisisca quel particolare saporino frizzante. Qualcosa è comunque trapelato da noi, perchè ogni tanto troviamo in mezzo al buffet uno o più campioni di questa specialità. Tuttavia, se questa ricetta ha senso in una cultura in cui l’anziano ha un ruolo di spicco nella società, il nostro background culturale ci impedisce invece di offenderla con un atto così poco rispettoso come il metterla sul nostro piatto al pari di un qualsiasi piatto appena fatto.
6. Pesci all’aria.
Anche questa è una tecnica gastronomica che appartiene a culture lontane. Culture in cui, probabilmente il mal di pancia è un atto di connessione con le profondità del proprio essere e la proliferazione batterica un rito sciamanico. Per nostri limiti, insiti peraltro nella cultura occidentale, noi preferiamo astenerci da pratiche alle quali non ci sentiamo spiritualemente pronti.
7. Chips posse.
Ah, le chips! Croce delle diete ipolipidiche per la loro tendenza a saltarti in mano senza preavviso, delizia dei curatori dei buffet per la loro capacità di fare massa e riempire spazi a costo bassissimo! Ordunque, se anche le chips, nonostante quanto sopra sono riuscite ad invecchiare serenamente indisturbate sul tavolo del buffet, che dire del resto?
8. Insalata di riso.
Capostipite indiscussa dell‘happy hour triste, l’insalata di riso di solito si unisce ad olive verdi snocciolate, arachidi, quadrettoni di focaccia e arachidi salate. Per una misteriosa legge della fisica, il riso, in questo contesto è sempre misteriosamente scotto fuori e crudo dentro. Ha quasi del miracoloso.
8. Verdure sbriciolate.
Magari esiste anche il caviale di fagiolini lessi o il concassè di cavolfiore. Ma davvero prevedono la riduzione in poltiglia dei suddetti vegetali? Curiose ricette! Nel timore però che sia il risultato di surgelati più volte riscaldati, noi pavidamente ce ne asteniamo.
10. Cocktails da dimenticare.
Ultimo insignificante dettaglio. L’happy hour dovrebbe ruotare attorno ai cocktails. Ma se i baristi sono improvvisati e neppure di buona volontà, che ne sarà del buffet?
Lo scopriremo solo vivendo.
Comunque adesso abbiamo un po’ paura.
Credits: foto generata da me con intelligenza artificiale
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