Sempre la solita storia. Si comincia con quegli orecchini che li metto solo una volta, eh?
Poi passi alla borsetta strana ma di un tessuto bellissimo che non ne fanno più così.
Di lì a poco ti ritrovi addosso un vestitino vintage e neanche hai capito bene come sia successo.
Si, sa: è un attimo, cadere nel gorgo del vizio.
Ma soprattutto, se non ne avete ancora abbastanza, potete pure portarvi il vizio ai fornelli, con la scusa della cucina vintage. Vi aiuto io.
Introducing: i meravigliosi anni 70
Il top della schiccheria, va ricordato, erano le pennette vodka e salmone.
Piatto moderno e ricercato, con quell’aggiunta sfrontata e cosmopolita del superalcolico nel piatto più casereccio e innocuo della nazione, la pasta, benchè in versione corto-sbarazzina, e il pesce arricchiva il tutto con quel tocco di opulenza esclusiva, d’obbligo in ogni moda popolare che si rispetti.
Ma feticci a parte, come si mangiava negli anni ’70?
I tomi di Lisa Biondi (anno domini 1972, foto sopra), oltre un’impressionante serie di vezzosi grembiulini, testimoniano una cucina non complicata, allegramente iperlipidica, in cui l’importante è sopratutto mettere assieme una serie di piatti che abbiano l’apparenza di cibo, più che costituire realmente dei pasti salutari.
Per dire, le uova e i pomodori ripieni ( a fianco), l’insalata russa sformata in un ammasso gelatinoso, il famigerato aspic (foto sopra), i cocktail di scampi, oltre che i vol au vent giganti farciti di tortellini alla panna, il vitello tonnato, le iconiche corone di costolette. Per finire: charlotte di mele alla fiamma, babana split, crème caramel.
E un bel tiramisù? Ce ne vogliamo privare? No di certo: l’ineffabile preprarzione è stato inventata proprio in questi anni.
Impossibile eliminarlo o mi salta tutta la filologia.
Credits: foto tratte dall’edizione 1972 della collana: Guide Pratiche: cucinare di “Lisa Biondi” (sic!), Istituto geografico De Agostini – Novara
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