Noto con un certo divertimento che Food Porn, la definizione da arguti addetti ai lavori, avanza e conquista il mondo, pardon… il mainstream.
La si usa abbastanza comunemente per indicare la pervasività dell‘ossessione contemporanea per il cibo, talmente tanta da divenire quasi pornografica. Nel senso di sopra le righe, esagerata.
Tuttavia, mi piace ricordarlo, il food porn è un effetto che si ottiene con una precisa scelta di food styling, cioè di rappresentazione.
Il cibo si può illustrare in manierasobria, casalinga, sbarazzina, ma anche “porn”. Ovvero ammiccante, sensuale, materico, pervicacemente determinato a generare reazioni fisiologiche nel pubblico.
Che nel caso del food sono l’acquolina in bocca, il languorino nello stomaco, la voglia inspiegabile di arrosto di montone con 20 spicchi d’aglio e topinambur alle 9 di mattina.
Basta farci un food styling porn.
Che poi, detto fra noi, è anche molto divertente da fare.
Ogni tanto peraltro ho pure scuse di alto livello per riprendere l’argomento. Come quando ho parlato di food porn durante la manifestazione Cibo a regola d’arte, con Simona Tedesco, direttrice di Leiweb, assieme alle mitiche Chiara Maci e Laurel Evans.
Qui c’è pure il video con alcuni spezzoni.
Enjoy!
Credits: collage di dettagli food porn assortiti, da the one and only Martha Steward (www.marthastewart.com)
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