Da 4 numeri, e ormai un anno, sto collaborando con The Friday Project, brillante webzine dedicata alla creatività.
TFP is powered by una redazione di menti brillanti, e già questo basterebbe per voler loro molto bene. Invece mi lasciano pure una totale libertà creativa, di cui approfitto impunemente, ça va sans dire.
Funziona così: ogni numero è dedicato a un tema specifico che ogni collaboratore reinterpreta a suo modo. Io mi occupo del Food Design.
Che cosa cambia rispetto al food styling, chiederete (o forse no, avendo giustamente di meglio da fare)?
La mia opinione è che il food styling sia esclusivamente al servizio della rappresentazione dell’idea platonica di un determinato piatto, a volte collocato in un piano narrativo più o meno definito: la pasta più appetitosa, la torta più desiderabile etc.
Nel food design si va un po’ oltre: la materia è totalmente asservita alla rappresentazionde di un’idea – quella del tema, in questo caso. Ne richiama graficamente la spinta dinamica; la evoca tramite le scelte materiche, di colore, di consistenze; la racconta metaforicamente, convogliandola, al tempo stesso, in un’espressione estetica bella ed emozionante. O così si spera.
Sono semplicemente due approcci diversi, con due obiettivi diversi. Nessuno è meglio o peggio dell’altro.
Il numero 7, appena uscito, è dedicato al tema della metamorfosi. Per questo ho pensato ad un drink che si modifica nelle mani di chi lo beve, in cui il processo di trasformazione è parte dell’esperienza: è preparazione, e spettacolo, e trasmutazione tutto in uno.
Il numero 6 è incentrato sul tema delle onde. Per questo ho giocato su un grafismo stilizzato: volevo evocarne la curva, senso e slancio dell’onda, richiamando, al tempo stesso, i colori, le trasparenze, la schiuma dell’acqua.
Il numero 5 è dedicato alle sfide. Ho costruito perciò una piccola macchina che crea il piatto seguendo una serie di processi meccanici. La sfida è comporlo, prima che riuscire a mangiarlo.
Il numero 4 è incentrato sugli opposti. Per raccontarli, ho preparato dei cracker al carbone spolverati con polvere d’oro edibile. Il buio e la luce, il chiaro e lo scuro, la materia preziosa e quella umile.
A proposito: sì, è tutto commestibile, se ve lo state chiedendo.
Credits: foto di Laura Novara per The Friday Project
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