Ma quindi si dice Food stylist o Home Economist?

È vero che noi food stylist siamo così pochi che non abbiamo nemmeno un job title in italiano, però ultimamente sto notando ancora confusione sul modo corretto di utilizzarlo.

Visto che si tratta del mio lavoro, ne approfitto per fare un po’ di chiarezza.

Quando ho cominciato, nei primi anni 2000, si usava indifferentemente  home economist o food stylist, ma alla fine il significato era lo stesso: colui o colei che si occupava di preparare il piatto rendendolo adeguatamente fotogenico per il set.

Capitava per esempio che, nei credits, per lo stesso tipo di lavoro, committenti simili (per es. le varie riviste femminili) indicassero indifferentemente home economist o food stylist a seconda di  preferenze legate solo alla linea editoriale.

Confesso che inizialmente ho dato per scontato che Home Economist fosse la versione sbagliata, una traduzione letterale di economa domestica, che, oltre a sembrarmi un concetto vecchissimo, evidenziava il lato meno interessante del lavoro.

Poi però, facendo un po’ di ricerche mi sono resa conto che anche in America si usava Home Economist. Il perché lo scoprii grazie a Delores Custer, autrice di Food Styling (Wiley & Sons Inc) e veterana della professione.

Nel secondo dopoguerra, più che lo styling vero e proprio era richiesta la preparazione dei piatti per le riviste di cucina o per gli annunci pubblicitari, piatti che molto spesso fungevano da modelli per gli illustratori. Questi posti erano riservati alle donne in possesso della laurea in Home Economics. Esatto. Le Home Economist.

Con la successiva trasformazione delle riviste, in cui le illustrazioni furono soppiantate dalle fotografie, si rese necessaria una nuova figura professionale che preparasse i piatti per il set fotografico. Queste nuove professioniste vennero chiamate Food Stylist.

Volendo fare i precisi, quindi, Home Economist è un termine scorretto, e, a mio parere, anche un po’ passatista, anche se questo non impedisce che lo si usi ancora, e pure con una certa pervicacia.

Il problema temo che stia proprio nel fatto nella terminologia inglese. Suona bene, ma alla fine non tanti capiscono esattamente cosa voglia dire.

Mi sta capitando, anzi, di notare una confusione sempre maggiore.

A volte mi sono stati proposti lavori da food stylist che in realtà erano da art buyer/ prop stylist per lavori food. Il ragionamento, suppongo, è che un* prop stylist che si occupa di food diventi un* food stylist.

Non mi risulta.

Un* prop stylist che fa food, resta un* prop stylist.

Un* food stylist può anche segliere piatti e tovaglioli, ma continua ad essere quell* che si occupa di ciò che sta dentro il piatto (o sul tagliere, o sulla teglia, o sul tovagliolo) e che lo rende bellissimo per il set fotografico.

9 risposte a “Ma quindi si dice Food stylist o Home Economist?”

  1. Interessante.
    Deve essere bello avere un termine per il proprio lavoro, il mio in Italiano ancora non ce ne ha uno vero. Della serie, mia madre non ha ancora capito che faccio.
    Home economics sempra, tornando al dunque, più accessibile per i tanti corsi di economia domestica di un tempo. Anche io non la assimilo all food stylish. Misteri dei nuovi lavori 🙂

  2. Roberta

    Ciao Rossella!
    Ehehe, in effetti il termine in italiano non ce l’abbiamo neanche noi! 🙂
    E la perplessità materna è la stessa. del resto ai loro tempi c’erano lavori più intellegibili 😀

    Comunque sono d’accordo con te: H.E. ricorda qualcosa di noto e spiazza meno.
    E poi è anche vintage, e quindi alla moda :))

  3. ciao roberta, grazie per questa tua ricerca, di pelle ho sempre preferito definirmi food sylist perché home economist mi ricordava le atroci ore di lezione di applicazioni tecniche alla scuola media, dove si dovevano portare a termine lavoretti manuali da “piccole donne”. io ero un vero strazio perché erano appunto applicazioni ottuse e ripetitive.
    invece food stylist dà l’idea del bello, dell’ingegno, della creatività e della grande manualità che richiede questo lavoro. saper vedere oltre, cogliere l’attimo, adattarsi agli imprevisti, “sentire” l’immagine. tutte cose che devi avere dentro o che puoi imparare, ma il cui risultato è perfettamente visibile, così come la fotografia “tira fuori” le emozioni che hai dentro, se le hai, oppure rispecchia solo un buon apprendimento delle tecniche: l’immagine è corretta, ma resta “di maniera”. E non comunica nulla.

  4. Roberta

    Ciao Sandra,
    grazie a te per lo scambio: sono completamente d’accordo!
    Food stylist comunica il lato creativo/estetico del nostro lavoro in un modo che H.E. non riesce minimamente ad evocare (a me fa venire in mente solo detersivi e scontrini :))

    Anche io, l’ho sempre preferito: è più bello, più filologicamente corretto e suona pure meglio. Che volere di più? 🙂

  5. maria

    Buonasera! Io le uso entrambe: per me la differenza sta nel fatto che la home economist ha serie competenze di cucina, la food stylist crea l’immagine. che ne dite?

  6. Roberta

    Ciao Maria!
    La mia esperienza personale è di esser stata definita in entrambi i modi senza una ragione particolare (io garantisco di esser sempre la stessa 🙂 ).
    Peraltro non si può fare la foodstylist senza avere serie competenze di cucina.
    Per me sono assolutamente sinonimi.

  7. Molti anni fa, mi è capitato di dare una mano per la preparazione di piatti da fotografare per la pubblicità:tutti assolutamente finti, ma appetibili! 🙂
    Mitica fu una teglia di cannelloni la cui foto doveva illustrare la scatola di una nota azienda di pasta pugliese.Dopo gli scatti, il fotografo si portò a casa la teglia, convinto di aver risolto alla grande la cena!ahahahahah… Il giorno dopo mi voleva ammazzare!!!!! :DDDDDDD
    Credo che al di là della definizione tra home economist o food stylist, la sfida potrebbe essere quella di presentare piatti appetibili ma assolutamente veri.. edibili al 100%…
    Grazie Roberta, da te ci sono sempre spunti di riflessione molto interessanti.
    Buona giornata,
    Ornella

  8. Roberta

    Ciao Ornella, sei un tesoro! Sono felice che apprezzi le mie divagazioni 🙂

    La differenza di cui tu parli è più la differenza tra redazionali (servizi per giornali) e pubblicità. E pure in questi casi sono stata definita in entrambi i modi, senza una reale differenza, se non le preferenze linguistiche del parlante… il mistero continua… 😀

  9. Ciao Robi io rilancio con una proposta:coniamo un nome italiano io porporrei qulacosa tipo : “cibopoeta”lo so lo so non ci sono ancora arrivata ,ma vi sfido a trovare un termine anche perchè sinceramente quando dico che faccio l’art buyer o la styilist mi vergogno un pochino..dai Robi indiciamo un concorso per chi trova un termine più artistico e meno “redactional”!!!

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